venerdì 3 luglio 2015

Un aneddoto estivo

Un aneddoto che mi ha fatto riflettere: La scorsa settimana è venuto un ragazzo a guardare l'allenamento a Chiavari (combinazione voleva vedere l'allenamento di grappling, mentre facevamo libera....bah).
Premesso: la palestra d'estate è un forno, ma noi si lotta un'ora e mezza in continuo (pause un po' quando si vuole), più "richiamino" a fine allenamento.
Finita la sessione il ragazzo, in tutta onestà mi fa, "vi allenate troppo duramente non fa per me.."

Negli spogliatoi accenno la cosa a Nico (50 anni di lottatore con un fisico e ritmo invidiabile) di fronte al suo stupore - per lui come per me quello è un allenamento ludico non certo un allenamento duro - rispondo nico guardati attorno, siamo sempre la stessa cazzo di gente, i tuoi parametri sono tarati su individui simili a te, che si allenano così da una vita, la norma è altra cosa, ci sarà un motivo se in questi anni si aumenta se va bene di un'unità all'anno. Riflettendoci a posteriori dico: Lottare (ma immagino sia così anche in altri ambienti) è faticoso e selettivo, costa sacrifici in termini di tempo e relazioni, altera il modo di vedere gli altri e te stesso, cambi radicalmente i termini di raffronto, amicizie, frequentazioni, percezione delle cose e dei bisogni, il quotidiano viene pesantemente influenzato da questa condizione. Cambia la soglia del dolore, la soglia della paura, crea anche una sorta di visione eugenetica - nulla di razziale per carità - ma comunque dai per scontate cose che nella realtà non lo sono affatto (non so quanto questo sia un bene...anzi, in futuro scriverò un articolo sull'argomento).

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