Creonte è una parola largamente usata nel Brazilian Jiu Jitsu per indicare i traditori (da me non usata).
E' una parola che immaginavo prendesse spunto dall'Antigone di Sofocle e dalla Figura del noto tiranno (poi invece ho scoperto derivare da tutt'altro ...con buona pace delle mie congetture, mi dicono che i brasiliani abbiano attinto dal personaggio di una Soap Opera denominato Creonte).
In soldoni viene additato di essere un Creonte colui che lascia un team per allenarsi altrove (non sono un filologo suvvia).
Sull'argomento in questi anni ho sviscerato più volte, sempre in post non direttamente connessi.
Parto con alcune premesse che però confuterò più in avanti
Nel Bjj così come in altre arti marziali si tende ad utilizzare il termina famiglia per indicare l'appartenenza ad una scuola o un'accademia ed i compagni di allenamento spesso vengono chiamati con il termine fratello.
Effettivamente ad oggi credo che la maggior parte dei miei amici siano persone con cui ho lottato, sudato, e condiviso la materassina, quindi secondo questa accezione "tradire" il proprio team significa tradire i propri compagni e familiari.
Effettivamente ad oggi credo che la maggior parte dei miei amici siano persone con cui ho lottato, sudato, e condiviso la materassina, quindi secondo questa accezione "tradire" il proprio team significa tradire i propri compagni e familiari.
Sarà...., per me il brazilian Jiu Jitsu non è solo un'arte marziale, ma è soprattutto uno sport lottatorio (lo stesso vale per il grappling, la luta livre, la libera etc etc), ed a mio modo di vedere questo è un quid pluris, preferisco mille volte essere definito un lottatore (nel senso più amplio del termine) che marzialista, la lotta non ha segreti, è scevra di conformismi e puttanate tradizionaloidi varie, è esente da orpelli formali e fronzoli reverenziali (non pratico per andare in guerra...la guerra mi fa schifo, idem i guerrafondai).
Essere un lottatore cosa comporta? Comporta che per crescere, bisogna girare, sudare, gareggiare, confrontarsi, muoversi con più gente possibile, insomma fare esperienza.
Una volta acquisite le basi è bene iniziare a gareggiare (se si ha il tempo, lo spirito e la voglia), partecipare a raduni etc, etc. Muoversi con quanta più gente possibile non solo è consigliabile, ma è l'animus del nostro sport, e garantisce la possibilità di conoscere tuoi simili in ogni dove .
Tuttavia...dietro queste naturali esigenze si nascondono spesso le frustrazioni di molti istruttori, specialmente quelli privi di un serio background agonistico, i quali tentati dai vecchi retaggi marziali, proibiscono agli allievi di fare esperienza altrove.
Questi talvolta adducono la scusa del divieto di divulgare qualche fantomatico Know How o segreto di pulcinella, altre impedendo loro l'esperienza diffamando questa o quella accademia (sai il livello è basso, si vincono tornei importanti ma non praticano la vera arte...bla bla bla...fanno poco col pigiama, fanno solo sport...bla bla bla).
Questi talvolta adducono la scusa del divieto di divulgare qualche fantomatico Know How o segreto di pulcinella, altre impedendo loro l'esperienza diffamando questa o quella accademia (sai il livello è basso, si vincono tornei importanti ma non praticano la vera arte...bla bla bla...fanno poco col pigiama, fanno solo sport...bla bla bla).
Ecco che salta fuori il termine di cui sopra (creonte!!! dai l'ho scritto nel titolo...) additando così gli allievi che vanno altrove ad allenarsi, tagliando i ponti con coloro che fino a qualche giorno prima chiamavano fratelli, stigmatizzandoli davanti agli allievi.
Orbene, non è difficile capire quale sia il mio pensiero su questo argomento, ad ogni modo meglio essere diretti a scanso di equivoci:
1) allenatevi dove cazzo volete, basta ricordarsi di avvisare il proprio l'istruttore (cioè il sottoscritto, magari sono amico dell'altro istruttore, faccio una telefonata, ed invece di essere affiancati ad uno scappato di casa nella tecnica, venite trattati con un occhio di riguardo e perché no allenati gratuitamente). Ovviamente c'è un obbligo in questa libertà comportatevi sempre con lealtà e probità senza infangare il nome della Vostra accademia.
2) ricordatevi sempre da dove venite siatene orgogliosi. Ho allievi che si sono allenati per mesi in altre accademie, sia in Italia che all'estero (bene tutta arte che entra e torna), e perché no anche partecipando a competizioni all'estero con altri colori (se l'iscrizione richiede un'affiliazione che l'accademia non ha...chi cazzo se ne frega mica è un taboo), l'importante è non dimenticare mai le proprie origini o rinnegare le proprie radici.
3) Non giochiamo a calcio, spendiamo per allenarci, quindi non si comprano i cartellini, quando un'atleta cambia accademia lo fa per ragioni personali, nessuno ruba atleti a nessuno, gli allievi non sono un gregge, non si commette abigeato, se uno ha perso motivazione è giusto che cambi aria (sono il primo a consigliarlo, non mi va di avere in palestra gente non motivata). Un'atleta (uno che viene da un po' non uno che pratica dai 3 mesi) che per le ragioni più disparate cambia accademia ha solo un'incombenza, un dovere con se stesso, con il proprio istruttore ed i propri compagni, ovvero essere chiaro e diretto con costoro e con se stesso PUNTO, non si fanno patti di sangue.
4 Da parte mia, non ho mai cercato allievi altrui, ed ho sempre richiesto a coloro venuti da fuori ad allenarsi di comunicarlo precedentemente al proprio istruttore (se qualcuno dice il contrario mente spudoratamente), chiarirsi con questi ed i propri compagni qualora avesse deciso di allenarsi nelle nostre accademie. Quando ho fatto l'angolo o ho accompagnato ragazzi di altre accademie, li ho sempre considerati come amici, mai come miei allievi, senza accaparrarmi meriti non miei (anche quando ci ho speso tempo e fatica, magari dando le dritte giuste per chiudere con una vittoria un incontro).
5 La mia visione di maestro è assolutamente occidentale, un maestro ti deve mostrare la strada, accompagnarti sino a dove è in grado e aiutarti a superare i limiti, se del caso lasciarti andare (o suggerirti di andare), perché no indicandoti le potenziali strade ed avvertendoti sugli eventuali pericoli. Non venero foto di persone morte attaccate ai muri (i miei maestri sono vivi vegeti e bellicosi), non ci sono tecniche segrete del Drago nascente, non ci sono vie brevi, ci sono solo sudore e fatica nel cammino del lottatore.
6 Qualora un allievo facesse eccessivamente lo splendido, o tenesse un atteggiamento a me ed al gruppo non graditi, consiglierei di allenarsi altrove, senza sbattere le porte et similia, basta rammentare che nessuno è indispensabile, e che il nostro gruppo (la cui base si è formata da fratelli - veri - anche se non ci apostrofiamo così), sarebbe unito anche praticando cirulla (questa l'ho già detta, però...repetita iuvant), se non si è d'accordo con la mia linea se ne parla, se queste divergenze non si possono comporre ognuno per la sua strada ed amici come prima (non fratelli o bro, fre, irmao etc etc, quel termine lo uso col contagocce, con persone con cui mi alleno da anni e con cui ho condiviso ben più di qualche ora di lotta).
7 Non esistono superuomini, tutti sono battibili e tutti superabili.
Chiudo dicendo che io stesso sono stato e sono tutt'ora un allievo, prima di essere un istruttore (maestro fa vecchio), prima di creare il nostro gruppo parlai all'allora maestro manifestando "spero coerentemente" le mie idee. Ancora oggi da allievo, non sempre sono d'accordo con i miei insegnanti, non sempre abbiamo visioni comuni, rispetto comunque la loro linea e cerco di percorrerla in conformità ai miei principi, non ho fatto patti di sangue con nessuno, e grazie a Dio (BUD) per ora non mi pare di aver mai mancato loro di rispetto; nessuno di loro è per me un padre (ne ho uno e tanto basta), ne io lo sono per i miei allievi (per ora ho un solo figlio, in futuro chissà..), la cosa che ci accomuna tutti, maestri ed allievi è una viscerale passione per la lotta, intesa nel senso più amplio del termine (grappling, lotta, bjj judo sambo etc etc), e se uno segue le sue passioni, e non è un ragazzino viziato che segue le mode o cambia idea come una banderuola, per me può fare quello che gli pare, il rispetto se lo è già guadagnato.
4 Da parte mia, non ho mai cercato allievi altrui, ed ho sempre richiesto a coloro venuti da fuori ad allenarsi di comunicarlo precedentemente al proprio istruttore (se qualcuno dice il contrario mente spudoratamente), chiarirsi con questi ed i propri compagni qualora avesse deciso di allenarsi nelle nostre accademie. Quando ho fatto l'angolo o ho accompagnato ragazzi di altre accademie, li ho sempre considerati come amici, mai come miei allievi, senza accaparrarmi meriti non miei (anche quando ci ho speso tempo e fatica, magari dando le dritte giuste per chiudere con una vittoria un incontro).
5 La mia visione di maestro è assolutamente occidentale, un maestro ti deve mostrare la strada, accompagnarti sino a dove è in grado e aiutarti a superare i limiti, se del caso lasciarti andare (o suggerirti di andare), perché no indicandoti le potenziali strade ed avvertendoti sugli eventuali pericoli. Non venero foto di persone morte attaccate ai muri (i miei maestri sono vivi vegeti e bellicosi), non ci sono tecniche segrete del Drago nascente, non ci sono vie brevi, ci sono solo sudore e fatica nel cammino del lottatore.
6 Qualora un allievo facesse eccessivamente lo splendido, o tenesse un atteggiamento a me ed al gruppo non graditi, consiglierei di allenarsi altrove, senza sbattere le porte et similia, basta rammentare che nessuno è indispensabile, e che il nostro gruppo (la cui base si è formata da fratelli - veri - anche se non ci apostrofiamo così), sarebbe unito anche praticando cirulla (questa l'ho già detta, però...repetita iuvant), se non si è d'accordo con la mia linea se ne parla, se queste divergenze non si possono comporre ognuno per la sua strada ed amici come prima (non fratelli o bro, fre, irmao etc etc, quel termine lo uso col contagocce, con persone con cui mi alleno da anni e con cui ho condiviso ben più di qualche ora di lotta).
7 Non esistono superuomini, tutti sono battibili e tutti superabili.
Chiudo dicendo che io stesso sono stato e sono tutt'ora un allievo, prima di essere un istruttore (maestro fa vecchio), prima di creare il nostro gruppo parlai all'allora maestro manifestando "spero coerentemente" le mie idee. Ancora oggi da allievo, non sempre sono d'accordo con i miei insegnanti, non sempre abbiamo visioni comuni, rispetto comunque la loro linea e cerco di percorrerla in conformità ai miei principi, non ho fatto patti di sangue con nessuno, e grazie a Dio (BUD) per ora non mi pare di aver mai mancato loro di rispetto; nessuno di loro è per me un padre (ne ho uno e tanto basta), ne io lo sono per i miei allievi (per ora ho un solo figlio, in futuro chissà..), la cosa che ci accomuna tutti, maestri ed allievi è una viscerale passione per la lotta, intesa nel senso più amplio del termine (grappling, lotta, bjj judo sambo etc etc), e se uno segue le sue passioni, e non è un ragazzino viziato che segue le mode o cambia idea come una banderuola, per me può fare quello che gli pare, il rispetto se lo è già guadagnato.
5 commenti:
Amen....Il vero peccato originale è limitare l'essere...fedele a se stesso è fedele all'altro e la via del rispetto ne è il corollario fuori e dentro le palestre!
Bell'articolo...condivido appieno.
Tom
I miei allievi non solo non devono (anzi NON POSSONO) allenarsi nelle altre palestre, ma devono anche invitarmi a pranzo e a cena e, se occorre, ospitarmi a casa loro!!! e se si va a gareggiare OVVIAMENTE devono pagarmi cibo, benzina e sfizi vari!!!!
Grandissimo Maestro, anzi GRANDE MAESTRO sig. A.L.... come sempre condivido in pieno.
Grazie Giulio. Grazie Tom e grazie Dex ehehe...Giulio devi fruire dello ius prime noctis ehhehe
OSS
Ovviamente Sono D ‘ Accordo...👍🏻👊🏻
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